Taccuino VenezianoC'è una Venezia fatta di pietre, ma ce n'è un'altra fatta di parole.
“E’ una conseguenza naturale della topografia veneziana, dei vicoli tortuosi e sguscianti come anguille che alla fine ti portano a una grande sogliola, a una piazza con una chiesa al centro, incrostata di santi, che ostenta nel cielo le sue cupole simili a meduse”. Iosif Brodskij, Fondamenta degli incurabili. Ogni esistenza è una lettera imbucata anonimamente; la mia reca tre timbri: Parigi, Londra, Venezia; la sorte mi ha fissato là, spesso a mia insaputa, ma certo non alla leggera. Venezia riassume nel suo spazio ristretto la mia durata sulla terra, situata anch'essa nel vuoto, tra le acque fetali e quelle dello Stige. Io mi sento disincantato da tutto il pianeta, salvo che da Venezia, salvo che da San Marco, moschea il cui pavimento inclinato e rigonfio assomiglia a tappeti di preghiera sovrapposti (...) “È dopo la pioggia che bisogna vedere Venezia”, ripeteva Whistler: è dopo la vita che io torno a rivedere me stesso. (...) Le rughe dell'acqua si cancellano, le mie, no. Paul Morand, Venises, Gallimard. |